Aprile 2022 - Per non dimenticare... Il terremoto di Castel Giorgio del 1957

 

Sono trascorsi ormai 65 anni dal forte terremoto che colpì Castel Giorgio il 6 dicembre del 1957. Già la sera del 5 dicembre la terra aveva tremato spaventando gli abitanti del piccolo paese, ma quando arrivò la scossa di magnitudo 4,9 alle ore 5:56 del giorno successivo, la popolazione sgomenta non poté fare altro che riversarsi nelle strade e nelle campagne per sfuggire ai crolli degli edifici.

 

Gli anziani abitanti del piccolo centro al confine tra Lazio e Umbria, situato a pochi chilometri dal Lago di Bolsena, ricordano ancora oggi con angoscia e grande tristezza nel cuore quei terribili momenti che sconvolsero per anni la loro vita e quella delle loro famiglie.

 

Non faremo qui una cronaca degli eventi di allora. Basteranno le immagini e i ricordi gentilmente messi a disposizione dal Dott. Enzo Prudenzi, castelgiorgese innamorato della sua terra, a rievocare le pagine di questa dolorosa storia, ancora così viva nella memoria di tanti abitanti dell'Alta Tuscia.

 

  

 

Il terremoto del 1957 deve far riflettere le istituzioni e i decisori degli enti preposti a concedere le autorizzazioni per la realizzazione dell'impianto geotermico di Castel Giorgio.

 

In questa area di confine tra tre regioni, Lazio, Umbria e Toscana, altamente sismica, si rischiano terremoti innescati per produrre 5 miseri megawatt elettrici, esponendo la vita di migliaia di persone e l’integrità di un immenso patrimonio culturale e naturalistico alla devastazione. 

 

 

Siamo supportati da incontrovertibili basi scientifiche secondo le quali la realizzazione di questo tipo di impianti in vicinanza del Sito di Interesse Comunitario Lago di Bolsena può causare l’innesco di sismi distruttivi provocati dalle attività di reiniezione e può compromettere per sempre le nostre risorse idriche.

 

Un terremoto innescato da attività geotermiche in un territorio sismico, quale quello vulsino, potrebbe essere una catastrofe, perché gli scompensi pressori nel sottosuolo sarebbero elevatissimi e imprevedibili. Storicamente qui i terremoti naturali possono raggiungere il 6° grado della scala Richter. Il terremoto del 1957 di Castel Giorgio ne è una triste prova, ma anche quello più recente del 30 maggio 2016 di magnitudo 4,1. Questo vuol dire che c’è un pericolo di devastanti distruzioni, che coinvolgerebbero decine di migliaia di abitanti, in una terra dove i borghi e le cittadine sono costruiti in tufo, come a Castel Giorgio. Per non parlare degli immensi beni culturali che verrebbero esposti alla rovina (Duomo di Orvieto, basilica di Santa Cristina a Bolsena, ecc.).

 

 

Non solo. Gli scienziati che ben conoscono il sottosuolo del complesso vulcanico vulsino sottolineano che lo squilibrio pressorio determinato da simili impianti farebbe risalire i fluidi geotermici, ricchi di arsenico ed altri inquinanti cancerogeni, contaminando irreversibilmente la falda acquifera idropotabile di cui il Lago di Bolsena è la parte affiorante. Si tratta di un lago “sensibile e vulnerabile”, avendo un tempo teorico di ricambio di oltre 300 anni. Una volta compromesso, non sarebbe più possibile ripristinare il suo ecosistema. Perderemmo per sempre acqua potabile e la nostra terra sarebbe tormentata per decenni da scosse sismiche.

 

La situazione che questo angolo dell’Alta Tuscia sta vivendo a causa del via libero alla centrale geotermica, dopo la sentenza del Consiglio di Stato, ricorda la tragedia della Diga del Vajont: tutti sapevano, le Istituzioni rimasero indifferenti, la frana avvenne e provocò 2000 vittime. 

 

Ripetiamo: vale la pena mettere a rischio un intero territorio, con zone protette, con oltre 60.000 abitanti, con uno straordinario patrimonio culturale, per 5 miseri megawatt?

  

Il processo di transizione ecologica che tutti auspichiamo avvenga in modo ponderato e sicuro, mira a ricavare energia pulita e rinnovabile, ma deve tener conto delle peculiarità dei territori. Nell’areale del lago di Bolsena bisogna evitare di compiere un errore gravissimo del quale un giorno ci si potrebbe pentire amaramente.

Associazione Lago di Bolsena