Dicembre 2020 - 30 sindaci replicano alla Protezione Civile Nazionale mentre in Francia la geotermia provoca terremoti indotti 

 

 

L'azione di 30 sindaci della Tuscia contro lo sfruttamento geotermico del sottosuolo nell'area del Lago di Bolsena acquista un forte significato di fronte alle allarmanti notizie provenienti dalla Francia.

 

Venerdì 4 dicembre alle ore 6:59 si è verificato un terremoto di magnitudo 3.5 seguito da un altro di magnitudo 2.8 nelle vicinanze di un sito dove si stanno trivellando pozzi per realizzare una centrale geotermica nei pressi di Strasburgo. 

Sito di geotermia profonda gestito dall'impresa Fonroche Géothermie a Vandenheim nei pressi di Strasburgo

 

Già un anno fa si era verificata una lunga serie di terremoti fino a una magnitudo di 3.1, che avevano allarmato le popolazioni locali. Erano stati classificati come "indotti dalle attività umane" dal Bureau Central Sismologique Français (omologo del nostro INGV). Dopo lunghe indagini, altri istituti francesi avevano avanzato dubbi sulla connessione diretta tra scosse sismiche e trivellazioni. Per questo la Fonroche Géothermie, responsabile del sito, ha dovuto effettuare ulteriori prove di iniezione di fluido per verificare se la circolazione delle acque in profondità potesse causare scompensi pressori nel sottosuolo, inducendo così dei terremoti. Ed è proprio quello che è accaduto: in un mese si sono avute diverse scosse sismiche importanti, fino alla mattina del 4 dicembre, quando un terremoto di magnitudo 3.5 ha scatenato paura e causato danni materiali.

Sia l'impresa geotermica che la Rete francese di Sorveglianza Sismica hanno ricondotto i terremoti alle attività di iniezione di fluido e quindi la Fonroche dovrà interrompere queste operazioni, diminuendo gradualmente la pressione nei pozzi.

 

Le centrali previste a Castel Giorgio e Torre Alfina sono molto simili a quella in corso di realizzazione a Strasburgo, con la differenza che tale area geografica francese è a bassa sismicità, mentre l'area vulsina è a sismicità medio-alta (fino al 6° grado Richter) e con una struttura geologica del sottosuolo fortemente compartimentata e complessa.

 

Veniamo alla recente iniziativa dei sindaci della Tuscia: il 24 novembre 2020 i 30 primi cittadini hanno inviato una lettera al Responsabile del Dipartimento della Protezione Civile Nazionale, Angelo Borrelli, e in copia al Presidente del Consiglio, al Ministro dello Sviluppo Economico, al Ministro dell'Ambiente, al Ministro dell'Interno, al Presidente della Commissione Grandi Rischi, ai Presidenti delle Regioni Lazio e Umbria, al Prefetto di Viterbo, a vari senatori e deputati per denunciare il rischio di induzione e innesco sismico da attività di esplorazione, trivellazione, estrazione e reiniezione di fluidi in sistemi idrotermali, con magnitudo rilevante e potenzialmente distruttiva nel distretto vulcanico vulsino a causa dei progetti di sfruttamento di risorse geotermiche nell'area del lago di Bolsena.

 

Sono ben 18 i titoli minerari che insistono sul territorio vulsino comprendente i comuni amministrati dai sindaci in protesta, per una estensione complessiva di circa 1000 kmnelle Regioni Lazio e Umbria.

 

Gli impianti geotermici "pilota" di imminente realizzazione, come sappiamo, sono quelli di Castel Giorgio e Torre Alfina, ma i sindaci hanno chiesto di rivedere anche la Valutazione di Impatto Ambientale del progetto per la realizzazione della centrale geotermoelettrica "Nuova Latera".

 

I 30 firmatari della missiva hanno nuovamente sollecitato i destinatari a porre in atto ogni possibile intervento di prevenzione dei rischi e pericoli, dovuto per le loro specifiche competenze, ai fini della tutela, della sicurezza e dell'incolumità delle comunità e dei territori da loro amministrati

Già il 13 maggio 2020, infatti, avevano inviato una prima lettera alle stesse autorità per sottolineare i rischi connessi allo sfruttamento geotermico del sottosuolo a scopo energetico. La risposta del capo della Protezione Civile Nazionale è arrivata il 3 luglio 2020: Angelo Borrelli ha sollevato dubbi sulle affermazioni del Comitato Geotermia costituito dai Sindaci, minimizzando sulle questioni del rischio sismico e sulla responsabilità diretta del Dipartimento di Protezione Civile in merito alla prevenzione.

 

Non soddisfatti, i sindaci hanno deciso di replicare a Borrelli fornendo ulteriori prove scientifiche a sostegno delle loro ragioni. In particolare, hanno sottolineato che, contrariamente a quanto riportato da Borrelli, uno dei compiti prioritari della Protezione Civile è proprio la prevenzione dei rischi come sancito dalla legge n. 225/92 (art. 3 "attività e compiti della protezione civile") che istituisce il Servizio Nazionale di Protezione Civile.

 

In questa seconda lettera, vengono ribaditi alcuni punti fondamentali:

- sono ampiamente documentate a livello mondiale la sismicità indotta e quella innescata da attività di esplorazione, trivellazione ed estrazione e reiniezione di fluidi;

- il complesso geologico-strutturale di Siena-Radicofani, che si estende tra Toscana, Lazio e Umbria e che comprende il complesso vulcanico vulsino, è caratterizzato da una sismicità medio-alta associata a importanti elementi sismo-tettonici; 

- è incontrovertibile l'elevato livello di rischio sismico dell'area vulsina, come dimostrato dai disastrosi terremoti storici avvenuti in quest'area (ad es. Bagnoregio 1695 - magnitudo 5.7, ma anche terremoti più recenti);

- l'innesco sismico derivante da attività antropiche, quali trivellazione, iniezione ed estrazione di fluidi può interessare faglie attive distanti anche decine di chilometri dall'area interessata dallo sfruttamento geotermico;

- la sismicità innescata può raggiungere i valori massimi della magnitudo attesa dell'area di sfruttamento geotermico (nel nostro caso, superiore a 5.5);

- la sismicità indotta causata dalle variazioni di pressione nel sottosuolo in prossimità dei pozzi si può manifestare anche in assenza di faglie locali e con limitate iniezioni di fluidi;

- il rischio sismico aumenta se vi è un effetto cumulativo di diversi impianti esistenti nello stesso territorio, proprio come previsto nell'area vulsina (18 titoli minerari);

- eventi sismici indotti o innescati si possono verificare anche in un tempo differito rispetto all'inizio delle attività e si possono manifestare anche dopo la cessazione dell'esercizio degli impianti;

- gli eventi sismici nell'area vulsina, come evidenziato dalle fonti storiche, hanno natura trans-regionale, in quanto coinvolgono Lazio, Umbria e Toscana; per questo l'ente preposto alla prevenzione dei rischi, alla tutela e alla sicurezza delle comunità locali è la Protezione Civile Nazionale.

 

Ci auguriamo che i nostri governanti, a cui abbiamo spesso rivolto il nostro appello, e la Protezione Civile comprendano quanto siano pericolosi gli impianti geotermici nel nostro territorio, vocato a ben altri sviluppi: l'agricoltura, la pesca, il turismo.